giovedì 20 novembre 2008

Il giorno che non fumai neanche una canna


Roma aveva quel giorno un aspetto irreale, fuorviante direi,se mi passate il termine non proprio convenzionale. Forse era colpa di quel cielo rosso e verde, sgombro di nubi ,ma saturo di merda e gas di scarico, o forse quello strano senso di irrealtà era dato dal caldo opprimente che saliva dalle strade e dai palazzi, non rallegrato neanche da un piccolo filo di vento. Altro che ponentino ! Mi aggiravo per la città deserta piena di gente, piena di turisti e di romani, e tutti parlavano idiomi a me sconosciuti; quel giorno anche la mia lingua madre mi sembrava esotica e irriconoscibile, rendendomi impossibile ogni comunicazione con altri esseri umani, di qualsivoglia sesso, razza, religione, gruppo etnico, ceto sociale, quartiere, regione, nazionalità, status giuridico di rifugiato politico, appartenenza politica, appartenenza ad una minoranza and so on and on. O forse era quello che i miei sensi bugiardi (e vi assicuro che non sono stati bugiardi fin dalla nascita, io fino a quel giorno avevo una percezione, non dico per tirarmela, vicinissima alla realtà percepita attraverso il senso comune dal 99% della popolazione mondiale) mi facevano vedere/sentire/toccare/odorare/gustare in un modo incomunicabile ai più ! Secondo voi, rispondete sinceramente, non mentite solo per farmi piacere, avrei potuto dire all’ edicolante vicino alla stazione Termini “Buondì buon uomo, avete notato che strano cielo rosso e verde abbiamo in data odierna ?” O magari sarei dovuto andare dalle stupide guardie private della stazione e dire “Ora, non vorrei mettervi in allarme, ma avete notato che quest’ oggi i turisti giapponesi hanno tutti 4 braccia ?” Capite che la cosa non sarebbe stata accettata benissimo dai più, che probabilmente avrebbero gentilmente ma fermamente insistito per farmi internare in una casa di cura per persone affette da disturbi psico-socio-patologici (manicomi non si può più dire !). No, no e no ! Dovevo bellamente ignorare tutte le stranezze di quella giornata completamente assurda e continuare il mio girello turistico della capitale (non che per me fosse sconosciuta, vi abitavo da anni, ma sinceramente non l’avevo malvista in quelle condizioni). Decisi quindi, animato da un profondo spirito di esplorazione, di prendere la metro per vedere com’ era ridotta la mia bella città improvvisamente trasformata in un libro di P. K. Dick. Allora eccomi che bel bello salgo su un umidissima e appicicosa lingua mobile che mi porta alla metro (notare che una volta al posto della lingua c’ erano delle banalissime scale mobili…ora, io odio le cose banali, ma sinceramente preferivo le scale !) popolata di strani personaggi, alcuni dei quali in realtà non hanno assolutamente nulla di anormale, sono anzi perfettamente inseriti in un normale contesto di razionalità sana e non patologica, ma è proprio questo che me li fa sembrare ancora più assurdi,circondati come sono da giapponesi con quattro braccia, americani (dio come odio gli americani !) senza occhi, qualche sparso magrebino con le ali dell’ arcangelo Ismaele e rari cinesi chi con la testa al contrario e chi con i piedi enormi.
Penso che forse è meglio farmi i cazzi miei, perché magari le persone apparentemente normali hanno qualcosa che non va nella testa, visto che si sono salvati dalla deformità di questa giornata allucinante (o allucinata, o allucinatoria, o allucinevole ? Dio com’ è ricco di vocaboli vari e circostanziati l’ italiano !) Comunque, tornando a me, aspettai sulla banchina l’ arrivo della metro, che per gentile concessione di quel maledetto psicopatico con la barba che ci ha cacciato dall’ Eden per avergli rubato una mela ( se gli rubavamo un kiwi probabilmente faceva partorire anche gli uomini !), mi si presenta sotto la simpatica e amichevole forma di un enorme cane bassotto, corredato di orecchie penzoloni e palle cascanti. La gente, stupita come un parigino che guarda la torre Eiffel, prende ad arrampicarsi sulla schiena dell’ enorme cagnolone aggrappandosi a peli grandi come liane. Ora, voi direte: “Ma sei scemo a salire su un enorme cane bassotto che corre nelle gallerie scavate sotto la caput mundi ?” E io vi rispondo bel bello che a volte, se ci si vuole spostare in città, bisogna pur sopportare qualche disagio, o no ? Non è che uno può rimanere confinato a casa soltanto perché c’ è troppo traffico, non si trovano parcheggi o perché la metro è stata sostituita da un mastodontico cane bassotto !Mica siamo pensionati (con buona pace dei pensionati che, se si fanno un piccolo esame di coscienza, capiscono che sto dicendo solo la verità). Comunque in fondo il metro-cane non era poi così scomodo (a parte una puzza proporzionata alle dimensioni della pelliccia) e si fermava regolarmente ad ogni stazione. Pensate che c’ era anche la vocina che diceva “Repubblica, next stop Barberini”, tutto questo a guaiti e abbaii (ma si dice abbaii ? Oddio non è che adesso non capite questa parola ? Se vorrete avere precisazioni sul corretto uso della parola “abbaii” nella letteratura italiana dal 1200 a oggi chiamatemi e vi consiglierò un buon libro di letteratura) che risultavano comunque intelligibili.
Com’ è come non è, dopo un viaggio strano ma non spiacevole, passate le mie brave fermate eccomi scendere, insieme ad una frotta di turisti della domenica (anche se forse era un lunedì) a piazza di Spagna, per farmi il consueto giretto centrale, la consueta salita di Trinità dei Monti e, perché no, il consueto girello al Pincio. Ecco, non so se avete presente piazza di Spagna (parlo di quando è in condizioni normali, non di quando sembra un fottuto quadro di Dalì). Comunque sia, se ce l’ avete presente, a meno che non abbiate ereditato buona parte dei vostri geni dal Neandhertal, non potete rimanere indifferente: esci da quella tana di talpa che è la metro, fai due passi, ti giri…ed ecco Trinità dei Monti in tutta la sua bellezza. Pensate che in primavera ci mettono anche delle enormi aiuole di fiori di tutti i colori, e i gradini sono sempre stipati di turisti americani (ebbene sì, ancora loro), tedeschi e di immancabili giapponesi… un bel colpo d’ occhio. Solo che quel giorno i fiori erano stati sostituiti a mia insaputa da un mare di crani di babbuino pitturati in tinte pastello molto fashion nelle collezioni primavera estate di quest’ anno. Probabilmente vi chiederete come facessi a sapere che erano crani di babbuino e che so, non di neonato. Be’ in realtà non è che ne avessi la certezza assoluta, diciamo che dai canini pronunciati e dalle dimensioni mi sembravano crani di babbuino, magari poi erano macachi o gibboni, non fate i puntigliosi ! Non è che uno per descrivere uno stupido delirio si deve mettere a studiare zoologia no ! Comunque i fiori non erano l’ unica cosa ad essere cambiata; la scalinata era infatti ricoperta da un fitto tappeto di vite americana (o mio dio quanto rompono questi maledetti americani !) di quella che diventa rossa d’ autunno, solo che questa, evidentemente, era transgenica, o forse transalpina, fatto sta che anziché essere rossa d’ autunno, era diventata bianca d’ estate. E non parlo di un bianco plausibile, assolutamente no ! Non vi fleshate che fosse bianca come una betulla o che so io ! Era il bianco meno plausibile che io avessi mai visto, e non intendo plausibile per una pianta: intendo plausibile in assoluto, assolutamente stupido, blando e privo di qualsivoglia rapporto con precedenti dati del percetto. Ma la vite bianca, i colpi di scena non finiscono mai, non era ancora l’ultimo cambiamento. (Vorrei operare un piccolo chiarimento:questa scena che sto descrivendo…descrivendo è una parola grossa…diciamo enunciando (anche se in realtà come grossezza anche questa non scherza, a prima vista il numero di lettere mi sembra uguale) COMUNQUE, questa scena non è che io l’ abbia abbracciata così in quattro e quattro otto ! C’ ho messo un fottio di tempo per rilevare tutto cio ! Questo per amor di cronaca). Il cambiamento più entusiasmante (nell’ etimologia greca del termine) era nei turisti affollati sulla scalinata, che non stavano tutti seduti a fumare o a provarci fra loro, o comunque con la faccia inebetita a contemplare una città che nel loro paese se la sognano, no ! I bastardi erano tutti mischiati:americani, cinesi, giapponesi, indiani d’ america, indiani d’ india, indiani che fanno gli indiani nel senso che fingono di non capire, tedeschi, finlandesi, comunitari e extracomunitari avevano improvvisato un bel trenino che serpeggiava lungo tutta la scalinata seguendo la musica di un DJ che, a prima vista, sembrava uno di quei bei gattoni randagi che bazzicano i fori imperiali, con tanto di bandana, occhiale da sole e smascellamento da extasy! Il fatto che oltretutto quel simpatico animaletto stesse passando “PA PA PA PA CIUHAUHA !” Rendeva la cosa trenta volte più ridicola e quindici più irritante. Lo spettacolo, per quanto affascinante, non era esattamente atto a catturarmi l’ attenzione, quindi, dopo un ultimo ma ben visibile sguardo di disapprovazione per tutto quel can can (o forse quel gat gat AH AH AH !!!!!!!), mi diressi, sentendo un certo languore, verso il McDonald di piazza di Spagna.
Ora, ci vorrebbe una piccola parentesi che riassuma i miei rapporti col Mc. Anche quando non sono in preda a deliri e allucinazioni non amo particolarmente quella maledetta multinazionale sforna obesi, né vado pazzo per i suoi squallidi prodotti…PERO’ devo ammettere che, in preda alle fami chimiche più pesanti e con soli 3 euri in tasca, voi dove cazzo andreste e togliervi uno sfizio ???? Comunque non siamo qui a parlare di boicottaggi e, che vi piaccia o no, era proprio verso quel luogo di perdizione capitalistica che mi stavo dirigendo. Passando davanti all’ ambasciata spagnola ebbi una simpatica sorpresa: sul portone non sventolava più la bandiera rossa e gialla ma un enorme bandierone basco con la a di anarchia stampata sopra e, last but not least, da dentro il palazzo provenivano le note di “a la mierda” degli Ska-p. Essendo il portone aperto feci capoccella nel cortile e vidi l’ intero gruppo anarchico spagnolo suonare allegramente alla compiaciuta presenza dell’ ambasciatore e di quel faccione da pirla del principe Felipe e di suo padre Juan Carlos. La scena era resa ancora più agghiacciante dal fatto che il beneamato re aveva due teste, ed una delle due era nientemeno che la testa del ancora più beneamato generalissimo Francisco Franco campione internazionale di garrota ! Ne avevo avuto abbastanza di politica estera, e lo stomaco brontolava, quindi smisi di fare capoccella, ignorai i turchi ottomani (nel senso fisico e non etnologico della parola) che stazionavano sotto l’ obelisco col loro bel bazar vendendo teste rimpicciolite di elettricisti statunitensi e riuscii a raggiungere l’ ingresso del Mc. Ed ecco che appena fuori dal Mc, in una splendida tunica rossa con tanto d’ alloro in testa stava il sommo poeta Dante, tutto preso con fiero cipiglio ad azzannare un enorme panozzo ripieno, a prima vista, di ghiaia e acido per batterie. Ed ecco che egli mi guardò e mi disse (schizzando acido di batteria e ketchup ad ogni sillaba):”Come io fui guidato nel tenebroso orco, così adesso seguir tu mi puoi, se ti confà, affinché duce io esser ti possa in questo moderno Orco !”. Dopo un attenta considerazione gli sparai una bella testata in pieno su quel suo naso a becco e, mentre era chinato dal dolore, un bel pugno sulla nuca. “Caro il mio Dante, passi l’ inferno ! Ma quella sega del paradiso era indispensabile ? E il cantico di San Bernardo ? E Cacciaguida ? E Beatrice ?” Ed ogni nome o cantica era allegramente seguita da un calcione nel culo. Dopo un po’, cessata l’ iniziale incazzatura, fui preso da pietà e, risollevato l’ incubo di molti studenti, gli dissi allegramente che, se voleva veramente, poteva essere la mia guida in quella Roma stravolta dagli eventi. Un po’ confuso lui mi rispose che gli sarebbe piaciuto molto ma che, evidentemente, si doveva essere sbagliato, e che era un altro il giovane che attendeva, quindi, alzandosi la tunica, trotterellò via di buona lena. Decisi di fregarmene ed entrai nella caverna umida che avevano messo al posto del Mc. Entrando, notai per prima cosa diversi manifesti del Sub Comandante Marcos assieme a Ronald Mc Donald in diverse pose, sempre e comunque con entrambi intenti a mangiare con gusto un panino; in bella vista c’era anche un cartello con l’ happy meal del mese: dentro ogni confezione si potevano trovare i pupazzi originali della rivoluzione d’ ottobre, con tanto di scheda biografica. La cosa mi fece un certo effetto e, una volta adattati gli occhi alla penombra del locale, mi guardai meglio intorno: i tavolini erano occupati per la maggior parte da alcune amebe di bell’ aspetto che indossavano tutte lo stesso cappellino giallo (immagino che fosse un gruppo organizzato). I tavoli a cui non sedevano le amebe erano occupate da campioni di varia disumanità: mucche con gli occhi arrossati dal crack e la stanchezza, due muli intenti a giocare a carte, un paio di turisti giapponesi (questi però avevano la particolarità di avere gli occhi a mandorla dal lato sbagliato della testa). Al bancone servivano degli scimpanzé vestiti da pagliacci, sorvegliati da un grosso gorilla con la cravatta che aveva la targhetta di direttore appuntata direttamente sul petto. Mi avvicinai e diedi un occhiata al menù: la cosa più appetibile mi sembravano le polpette di soia, crusca, fieno e scarabei stercorari, dato che ero convinto di non voler assaggiare un panino con l’ acido di batteria o con la ghiaia; quindi ordinai una porzione di polpette che lo scimpanzé cassiere mi consegnò solertemente per il modico prezzo di 2 euri. Non mi azzardai a chiedergli le salse non volendo avere altre butte sorprese e me la filai. Decisi che forse sarebbe stato interessante farsi un giretto dalle parti del colosseo e del circo massimo, per vedere cosa mi riservava quella giornata allucinante. Mi rituffai quindi nella metro e risalii sul bassotto, pensando intanto che forse, quel giorno, era meglio non fumare niente più che sigarette, dato che le allucinazioni viaggiavano già a camionette per cazzi loro.

3 commenti:

Sandrokan ha detto...

Ma chi ha scritto?
Cliff era pensieroso, doveva parlare a Chris, ma non era sicuro di come
prenderlo.
Appena lo vide passare nel corridoio lo chiamò:
"Heaven,Heaven, puoi darmi un minuto per favore ?"
"Basta che ti dai una mossa Van Dheer, ho un mucchio di cose da fare"
"Senti, ho una fonte di informazioni che vi ho tenuta segreta..."
"Cosa hai fatto! Ma perchè mai..."
"Fammi spiegare OK ! Vedi in questa schifossissima città si trasferì circa
dieci anni fa il mio migliore amico, avevamo avuto una furiosa litigata e
così lui mi fece perdere le sue tracce, poi lui, chissà come, mi ha
telefonato due settimane fa: aveva saputo che sarei venuto in questo
albergo.
Tre sere fa sono andato a casa sua"
"Ecco dov' eri finito !"
"Si ero proprio a casa di Stephen, mi ha confessato di aver studiato a lungo
questo albergo, dato che lui è un appassionato di misteri insoluti, e mi ha
dato un suo "saggio" e diversi articoli di giornale.
Ha fatto alcune scoperte interessanti: c'è un ciclo di circa 7-12 anni, alla
conclusione di ogni ciclo, e anche all' inizio, c'è una grande tragedia,
quasi sempre i superstiti raccontano di persone deliranti che impovvisamente
sparano all' impazzata o uccidono le loro famiglie e tutti coloro che gli
capitano a tiro, quindi dopo un relativo periodo di quiete, anche se si
registra in quest' albergo un elevato numero di risse e litigi anche durante
i periodi "calmi", c'è un altra strage.
Stephen ha parlato di persistenza del male, ma ha poi fatto allusione ad una
specie di gas; ma quando gli ho chiesto qualcosa di più preciso, mi ha
cacciato via; ho poi scoperto che soffre di Alzhaimer.
Questo è tutto ciò chew ho scoperto, mi dispiace di averti tenuto all'
oscuro."
"Non ti preoccupare, ti ringrazio del lavoro, ora vai a dare un occhiata in
soffitta"

Belphagor ha detto...

Mmmmm...ma era un quiz ?
Mi ricorda King (c' era un ciclo in IT, ma era di una cinquantina d' anni), però non saprei. Maggiori informazioni ?

Belphagor ha detto...

Azz...l ho scritto io! Ringrazio Al (Santokana) per aver tirato fuori un altro pezzo del mio imbarazzante passato...c è da dire che non dovevo aver più di tredici quattordici anni !!
Maldido, ma torna a trovarmi !!