domenica 23 novembre 2008

Le nebbie di R. (1)


Nella città di R. c'è una grande strada circolare, che circonda tutto l' abitato. E' un bel viale, che gli abitanti percorrono a piedi (certo non tutto, perchè la città è piccola sì, ma non minuscola) nei giorni di festa, e la domenica pomeriggio. Ci sono negozi, bar, ristoranti. Tutto è un po' dimesso, perchè la città è ricca sì, ma non opulenta. E la gente guarda le vetrine, gli oggetti esposti; ogni tanto compra, ma più che altro guarda.
Uno dei negozi su questa strada è un antiquario che sembra più un robivecchi, del signor M. Il signor M. ha due gatti, che porta con se al negozio, un maschio, nero, e una femmina, rossa, che chiama Benito e Claretta, nessuno in città sa se per strano senso d' umorismo o per nostalgico colore politico. Vende poco, il signor M., tiene il suo negozio più per fede che per guadagno. E si scalda nei freddi pomeriggi di R. con qualche cicchetto al bar vicino. Grappa, sambuca, ma senza mai esagerare, perchè il Signor M. ama bere sì, ma senza ubriacarsi.
Ogni pomeriggio fino a sera lo si vede nel suo lungo cappotto nero alla marinara, su uno sgabello, fuori dal negozio, a dispetto del freddo (a R. fa sempre freddo, sì, ma nessuno è mai morto assiderato). Guarda il semaforo che cambia colore, avvolto nella nebbia, e la gente passare, vestita di scuro, a braccia conserte (perchè, se anche nessuno è mai morto assiderato, fa freddo davvero a R) passare da macchie indistinte sfumate dalla bruma, a forme definite, di nuovo a macchie, man mano che si avvicinano a lui, e poi si riallontanano.
E gioca con Benito e Claretta, unica concessione al buon umore, del suo viso altrimenti serio, ma non triste, perchè il Signor M. è infelice, sì, ma non disperato, ed ha sempre un sorriso per i suoi gatti, ma non per i suoi clienti. Se passaste come me tutti i giorni davanti al negozio del Signor M., potreste vedere che, ad un bel momento, questo signore ne vecchio ne giovane, comincia a guardare a sinistra, insistentemente, finchè, come ad un segnale, si alza, mette Benito e Claretta in una cesta di vimini rovinata dalle unghiate, spegne le luci, abbassa la saracinesca, e se ne va.
Il fatto è che il signor M. ha una sua idiosincrasia per gli orologi, tanto che, anche nel negozio, non ne tratta alcuno, e non ne compra, anche se pensa di poterci guadagnare (il signor M. non disdegna il denaro,sì, ma non lo ama neanche al punto da rinunciare alle sue idiosincrasie). Perciò, ogni sera, si pone il problema, se sia venuta l' ora di chiudere o meno. Regolarsi con la luce non si può, perchè ad R. fa sempre buio presto. Allora il Signor M. da anni ed anni, quando pensa che l' ora si avvicini, guarda a sinistra, verso il negozio di stoffe, e quando la proprietaria abbassa la serranda, sempre tenendo una mano sulle reni (che non è ancora vecchia, sì, ma neanche più una ragazzina), anche lui si alza e chiude tutto.
E' buffo vedete, perchè il Signor M. non sa, che la signora non più ragazzina del negozio di stoffe, che tiene un santino di San P. e l' ulivo benedetto a prender polvere dietro alla cassa, anche lei non chiude secondo l' orologio, che sono anni che non sopporta il ticchettio delle lancette. Quel rumore le ricorda troppo il tempo che vola, sempre uguale a vender seta e cotone, da poche lire, e a veder sfiorire il corpo ed i sogni davanti al grande specchio. Non vuole niente che le ricordi del suo passato grande amore, F., che l' ha lasciata un giorno per la sua giovane lavorante. E allora ogni sera, appena prima del Signor M., la signora del negozio di stoffe guarda a sinistra, verso l' alimentari, dieci metri più avanti, aspettando che la coppia di gestori esca a chiudere tutto, portandosi via grandi scatole ogni sera, del cui contenuto nessuno sa nulla.
Ed ogni sera la coppia dell' alimentari, che ha passato la giornata a toglier muffa dai formaggi e premere la bilancia col pollice durante le pesate, che clientela abituale non ne hanno, e chi entra è qualcuno su cui far guadagno, all' ora giusta comincia a guardare a sinistra, dal barbiere, che saluta l' ultimo cliente e chiude con la catena. Allora anche loro levano tutto, mettono nella scatola grande quello che non si può più tenere, per venderlo a poco alla mensa dei poveri (che tutto fa brodo), chiudono il negozio e tornano a casa, senza dirsi una parola, come han fatto per tutto il giorno.
E il barbiere, che è amico di tutti i suoi clienti fin tanto che ha la mano leggera, ma poi chissà; capace di parlare di tutto e di niente per ore e ore, intrattenendo persone che in realtà disprezza, che pensa il farsi fare la barba un inutile vezzo, quando sente che l' appetito cresce, esce di bottega, si appoggia all' asta che gira come una vite infinita e guarda a sinistra, verso il suo vicino il fornaio.
E il fornaio, accaldato ancora a quell' ora, quando viene il tempo...
Ma avete già capito no ?
La cosa buffa insomma è che ognuno guarda il suo vicino, a sinistra, e tutti chiudono quando chiudono gli altri. E se, trasportati dalla logica, mi diceste che così, se qualcuno aspetta il Signor M. per chiudere, diciamo il vecchio librario che occupa il negozio dieci metri sulla destra del Signor M., nessuno chiuderebbe mai, perchè la strada è circolare, io vi risponderei, come in effetti faccio, che non siete mai stati nelle nebbie di R., e non avete mai calcato quelle strade, che R. è una città come un' altra sì, ma non del tutto, e che la bruma fa scherzi strani, alle volte.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

te l'ho già detto a voce, ma lo ripeto qui : davvero bello, uno stile che sento vicino.

Artemisia ha detto...

Davvero bello. Un'atmosfera che si adatta perfettamente alla giornata odierna.
E tua anche la foto?

Belphagor ha detto...

Purtroppo no...la trovo splendida e perfettamente intonata al racconto !