martedì 25 novembre 2008

Illusioni


La fontana scroscia ininterrottamente, una vibrazione che non si limita ai timpani, ma che avverto con tutto il corpo, fin dentro la mente. Lei, bellissima nel suo vestito nero, si intravede da lontano, separata da turisti dai volti anonimi e spaventosi. Ogni sorriso è falso, ogni gesto teatrale e preparato, la realtà non è che un palcoscenico per me, stasera. Ancora non voglio raggiungerla, voglio vederla così, lontana e in cerca di me, senza che faccia ancora suonare le sue corde stasera. Il rumore ti entra nelle ossa e nell’ anima, sordo e costante, gareggia con il mio cuore affranto dalla sua bellezza, dai suoi capelli biondi e profumati come il miele, dai suoi occhi colmi di gelida acqua cristallina, dalla sua bocca come velluto o seta. Il suo sguardo incontra finalmente il mio, mi vede, e già la perfezione si perde, un emozione crepa la magnifica staticità di poco prima, e questo la rende ancor più perfetta.
Mi avvicino piano, gustando ogni passo che ci avvicina, ogni singola pietra della strada che ci porterà l’ uno nelle braccia dell’ altra. Il boato dell’ acqua squarcia l’ aria migliaia di volte al secondo, e ogni passo è un battito del mio, dei nostri, cuori. Spalanco le braccia per accoglierla, lei mi getta le braccia al collo, e nel momento del tanto agognato contatto, sparisce inesorabile davanti ai miei occhi.
Ancora una volta il fragore dell’ acqua non riesce a coprire la mia disperazione, ogni sera da anni ormai vengo qui, dove lei mi aspetta, dove attende per me la ragazza dei miei sogni, ogni sera diversa, ma sempre impalpabile. Una sera la severa svedese, l’ altra una lasciva colombiana, una volta l’ inesperto cerbiatto, l’ altra la vorace tigre; tutte diverse, tutte perfette, tutte fugaci come la visione di un delirio, come fumo disperso dal vento maligno, come l’ inesorabile musica di questa maledetta fontana, come i battiti del mio cuore, o i pensieri di questa mia mente malata d’ amore. Ancora una sera, ma giuro per Dio che sarà l’ ultima. La voce della fontana stasera sarà la mia voce, e la sua acqua le mie lacrime. Corro verso il bordo di marmo, mi tuffo nell’ acqua stantia, mi afferro al fondo, e giuro che non tornerò mai più. Eppure ancora quando esalo l’ ultimo dolente respiro, quando l’ ultima parte della mia anima esce da questo involucro privo di senso, mi sembra di vederla, lontana e bellissima, forse mora, bionda o rossa…sempre lontana…sempre atrocemente irreale.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

si! E' proprio ora che ti trovi una brava ragazza :o)

Anonimo ha detto...

questo racconto mi sembra di un'altra epoca della tua vita; sbaglio forse ?!?

Belphagor ha detto...

vero...

Roberta ha detto...

Mi fai sognare...